Sesso e amore nell'arte
venerdì 5 luglio 2013
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La vera storia di Paolo e Francesca
La
storia di Paolo Malatesta e Francesca Da Polenta, i giovani cognati amanti
uccisi dal marito di lei, Gianciotto Malatesta, per tradizione orale sembra si
sia svolta nel castello di Gradara verso la fine del 1200, ma non ci sono
documenti che l’attestino.
Secondo
lo storico Baldo Branchi nel 1289 sarebbe avvenuto nella dimora dei Malatesti
“uno strano caso“.
I
documenti ci informano che Giovanni, figlio primogenito di Malatesta da
Verucchio (il dantesco “Mastin Vecchio”), fu un abile uomo politico e si
schierò accanto a Guido da Polenta per cacciare da Ravenna i suoi nemici, ne
ebbe coì in moglie la figlia Francesca. Le nozze vennero celebrate nel 1275 e
l’anno dopo nacque Concordia. Dal 1285 Giovanni fu per vari anni podestà di Pesaro, mentre Paolo fu Capitano del
Popolo di Firenze tra il 1282 e il 1283, poi ritorna in Romagna. Paolo e
Francesca non comparvero più nei testamenti da un certo periodo in poi. Quindi
si pensa siano morti nello stesso periodo. Giovanni si risposa con la Ginevra
Tibaldello dei Zambrasi e Concordia finisce nel convento di Santarcangelo di
Romagna.
Dal
colorito commento di Giovanni Boccaccio, conosciamo la storia d’amore che nasce
tra i due cognati, l’inizio della vicenda e l’epilogo tragico: i due si
incontravano in segreto intrattenendosi con delle letture. Un giorno intenti a
leggere il libro di Lancillotto e Ginevra “… come Amor lo strinse” furono
indotti a trasgredire a ciò che l’Amor Cortese concedeva facendosi travolgere
dalle passioni. Nel mentre che gli amanti si diedero il bacio fatale, irruppe
Gianciotto nella camera di Francesca, Paolo tentò la fuga dalla botola ma
vennero uccisi entrambi da Giovanni.
In
età romantica la storia che Dante ha
immortalato nella Divina Commedia – V Canto dell’Inferno , divenne emblematica
nell’indicare l’amore passionale e sventurato. I commentatori trecenteschi
fecero si che la vicenda di Paolo e Francesca divenisse un mito, quelli
ottocenteschi ne amplificarono ulteriormente la portata, senza però aggiungere
nulla di nuovo ai fatti.
In
realtà la vicenda si colloca con ogni
probabilità in un quadro più intricato,
in cui esistono relazioni personali e politiche di difficile interpretazione.
Delitto
d’amore o politico?
Quella
di Paolo e Francesca più che una tragedia d’amore, forse fu un delitto
politico. Lo ha sostenuto il prof. Antonio Montanari, nella conferenza
malatestiana tenutasi nel luglio 2006.
Ecco
il passo centrale.
Giovanni
e Francesca sono stati promessi nel 1275. L’accordo comprende anche un altro
futuro matrimonio: tra Bernardino fratello di Francesca, e Maddalena Malatesti,
sorella minore di Giovanni e Paolo. Secondo Boccaccio, il matrimonio fra
Giovanni e Francesca riconosce la fine di una lunga e dannosa guerra tra i
Malatesti e i Da Polenta.
Paolo
verso il 1269 ha preso in moglie la poco più giovane quindicenne Orabile
Beatrice, figlia di Uberto di Ghiaggiolo che gli diede due eredi, Uberto jr. e
Margherita, nata dopo l’uccisione del padre. Anche Uberto jr. sarà ucciso (1323). Dal cugino Ramberto, figlio di
Giovanni.
Anche
questo matrimonio fu politico. Orabile, ultima erede dei conti di Ghiaggiolo
rimasti senza discendenza maschile, fu costretta a sposare il figlio di un
nemico del padre.
D’ltro
canto Malatesta non voleva perdere l’investitura di Ghiaggiolo ricevuta tra
1262 e 1263, e contestatagli da Guido da Montefeltro anche a nome della stessa
Orabile Beatrice di cui era zio. Infatti Guido da Montefeltro aveva sposato
Manentessa sorella del padre di Orabile Beatrice.
Il
1271 fu un anno nero per i ghibellini. Sono espulsi da Rimini. Guido da
Montefeltro, mentre sta battendo i guelfi di Malatesta nelle Marche, cade da
cavallo ed fu catturato: e’«Sic victor a victo devictus est», scrive un
cronista piacentino. I Malatesti liberano Guido, forse per intercessione di
Orabile Beatrice.
Nel
1274 le parti si invertono. Malatesta è sconfitto due volte. Nel 1275 da
Ravenna Guido Da Polenta, per cacciare i Traversari, chiede l’intervento di
Malatesta che gli invia cento fanti guidati da suo figlio Giovanni. Nei pressi
di Faenza avviene la disfatta dei guelfi.
Orabile
Beatrice sa che la sua gente di Ghiaggiolo è andata contro suo marito Paolo
Malatesti.
Le
convenienze dinastiche e le preoccupazioni politiche reggono (spesso
dolorosamente) le sorti collettive delle famiglie e regolano i destini dei
singoli personaggi. Su questo sfondo, irrompe il fattaccio reso celebra da
Dante, la tragedia dell’uccisione di Paolo e Francesca per mano di Giovanni.
Possiamo
collocarla ragionevolmente tra il febbraio 1283 (ritorno di Paolo a Rimini) ed
il 1284. Luigi Tonini data al 1286 il nuovo matrimonio di Giovanni con
Zambrasina che gli darà almeno altri
cinque figli. Come ha giustamente osservato Silvia Pari, bisogna lasciare un
poco di tempo tra il delitto ed il nuovo sposalizio dell’omicida (I, p. 150,
nota 308). Quindi il delitto non può essere accaduto dopo il 1284.
Questi
calcoli cronologici sono ininfluenti da un punto di vista generale. Sono invece
molto utili se non necessari per una duplice osservazione sulla “verità”
storica particolare della vicenda malatestiana.
1)
Mancano documenti che la attestino. Il passo di Dante nel quinto canto
dell’Inferno, è l’unica fonte esistente. Una fonte oltretutto letteraria e non
cronachistica. Posteriore a Dante (e da lui derivato). E’ il racconto di Marco
Battagli (1343): «Paulus autem fuit mortuus per fratrem suum Johannem Zottum
causa luxuriam» .
2)
Nessun indizio autorizza a formulare altre ipotesi. Delitto d’onore, delitto
d’amore, racconta Dante. Ma se invece fosse stato un omicidio politico?
Lo
“Sciancato” aveva i suoi buoni motivi per odiare il “Bello”. Il primogenito
Giovanni, non «causa luxuriam» ma per invidia, avrebbe potuto progettare
l’eliminazione fisica del fratello minore Paolo, diventato protagonista stimato
della scena nazionale come attesta l’incarico fiorentino affidatogli dal papa.
In
questo caso, la tresca amorosa sarebbe stata soltanto una messinscena diabolica
di Giovanni, un alibi che travolgeva anche l’innocenza di sua moglie.
Quanto
accade fra Giovanni e Paolo si ripete con i loro eredi, come abbiamo
preannunziato. Il figlio di Giovanni, Ramberto, il 21 gennaio 1323 uccide a
Ciola il cugino Uberto jr. figlio di Paolo. Uberto jr. era stato ghibellino,
poi guelfo ed ancora ghibellino. A sua volta Ramberto fu ucciso a Poggio Berni
il 28 gennaio 1330 dai parenti di Rimini, come punizione del suo tentativo di
conquistare la città .
La
mancanza di testimonianze sul delitto è più compatibile con un fatto politico
piuttosto che passionale. Dal 1295, come abbiamo visto, i Malatesti hanno il
potere a Rimini. E chi comanda controlla i documenti meglio che le situazioni
concrete. Il silenzio calato sulla vicenda, potrebbe quindi essere il frutto di
una direttiva di governo, finalizzata ad oscurare un episodio compromettente
per la buona fama dei signori della città .
All’interno
di questa ipotesi, come estrema conseguenza, si potrebbe immaginare pure la
sublimazione del fatto politico nella vicenda amorosa, onde allontanare dalla
famiglia un marchio d’infamia rispetto all’autorità religiosa e temporale della Chiesa.
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